58° ciclo di rappresentazioni classiche

58° ciclo spettacoli classici - Teatro Greco di SiracusaQuest’anno, 2023, a cura della Fondazione INDA,  a Siracusa al Teatro Greco viene messo in scena il 58° ciclo di rappresentazioni classiche.

Le rappresentazioni che verrano inscenate sono:

  • Medea di Euripide
  • Prometeo Incatenato di Eschilo
  • La Pace di Aristofane
  • Ulisse, l’ultima odissea, tratta dall’Odissea di Omero

Il primo spettacolo che verrà inscenato, con la regia di Federico Tiezzi,  sarà Il Prometeo Incatenato l’11 giugno 2023.

Il calendario completo può essere visionato nell’immagine sottostante, tratto dal volantino che può essere reperito o presso la sede INDA di Siracusa in Corso Matteotti, o presso la biglietteria che si trova all’ingresso del Teatro Greco.

Nello stesso volantino sono inseriti i costi dei biglietti a seconda del settore e della giornata scelti e i contatti per l’acquisto del biglietto sul sito di Ticketone.

 

Calendario 58° ciclo di Spettacoli Classici, Teatro Greco di Siracusa - anno 2023
Calendario 58° ciclo di Spettacoli Classici, Teatro Greco di Siracusa – anno 2023

Medea di Euripide – regia di  Federico Tiezzi; la trama

Medea si è trasferita a Corinto insieme al consorte ed ai due figli, abbandonando il padre.

Dopo alcuni anni però, la ripudia per sposare Glauce, figlia di Creonte, re di Corinto, con l’intento di salire al trono alla morte del suocero.

Medea, furiosa, si lamenta col coro delle donne corinzie scagliando maledizioni e improperi sulla casa reale; a questo punto il re Creonte, timoroso di una possibile vendetta la espelle dalla città;

Medea, furbescamente però riesce a restare in città ancora un giorno e rinfaccia a Giasone il suo gesto accusandolo di ipocrisia e di manca mancanza di coraggio, accuse a cui Giasone non riesce a rispondere efficacemente.

La donna, al colmo della furia, decide quindi di attuare una terribile vendetta.

Per prima cosa ottiene dal re di Atene Egeo, in quel momento a Corinto di passagio durante un viaggio una la promessa di essere ospitata nella sua cittò, poi fingend rassegnazione invia in dona alla futura sposa di Giasone, a Glauce, una veste avvelenata.

Glauce, indossata la veste muore tra atroci tormenti; stessa sorte subisce il re Creonte accorso a salvarla.

La scena non viene rappresentata ma viene raccontata da un messaggero in quanto nelle tragedie greche non vengono mai rappresentate le scene sanguinose, ma sono raccontate da un presonaggio, di solito un messaggero.

Pieno di terrore per la sorte dei figli, Giasone a questo punto accorre nele loro stanze ma Medea ormai li ha uccisi per privarlo di una discendenza.

La tragedia si conclude con Medea che vola verso Atene sul carro del dio Sole lasciando Giasomne solo e straziato per il dolore.

Prometeo Incatenato di Eschilo – regia di Leo Muscato: la trama

Siamo subito dopo la guerra che segue alla sconfitta da parte di Zeus di suo padre Crono;

Il Titano Prometeo, impietosito per le difficoltà degli uomini, contro il volere di Zeus, dona all’umanità il fuoco e per tale motivo viene prima catturato e poi  incatenato  ad una roccia ai confini della Terra nella regione della Scizia.

Ma con il fuoco ha dato agli uomini anche la speranza, spegnendo negli umani la paura della morte, ha dato il pensiero, la coscienza, la scrittura, la memoria, la medicina, la capacità di interpretare il volere degli dei

E’ un dramma che viene definito “statico” in quanto fondamentalmente si svolge presso la rupe presso cui è incatenato il titano.

Qui infatti viene raggiunto da vari personaggi per portargli conforto e consiglio: le Oceanine, Oceano e perfino la ninfa Io, amata da Zeus e per questo molto odiata da Era; a quest’ultima Prometeo predice il suo destino, ma anche il futuro di Zeus, un futuro che nasconde un grande pericolo per lo stesso re dell’Olimpo:  uno dei discendenti di Zeus lo avrebbe liberato, riferendosi secondo la mitologia greca ad Eracle liberandolo dalla punizione divina.

Prometeo però conosce un segreto che potrebbe causare la disfatta di Zeus abbattendo il suo trono; infatti il possibile figlio di Teti, avuto da una relazione con Zeus stesso potrebbe avere la forza di sconfiggerlo. Zeus saputo dell’esistenza di un segreto che potrebbe metterlo in pericolo invia il dio Ermes ma  Prometeo non lo rivela , ma egli non cede e per questo viene scagliato, insieme alla rupe a cui è incatenato, nel Tartaro.

La Pace di Aristofane – regia di Daniele Salvo: la trama

La Pace di Aristofa è una commedia, quindi anche il linguaggio a tratti ne risente; non tragedia ma lazzi, oscenità e situazioni equivoche

Siamo ad atene durante la guerra Ad Atenedel Peloponneso. Igreci tutti sono ormai stanchi di una guerre sentita come infinita ed inutile.

Trigeo, un vignaiolo dell’Attica, decide di tentare di incontrare gli dei olimpici per chiedere la liberazione dea Eirene, dea della Pace, in grado solo lei di interrompere la guerra tra Atene e Sparta. A cavallo di uno scarabeo stercorario vola così verso il cielo ma qui scopre che dei, disgustati dalla cattivaria umana, hanno abbandonato i cieli della Grecia.

Solo Ermes, che gli racconta tutto ciò è rimasto perché custode delle masserizie.

Trigeo scopre anche che sono il gigante Polemos e il servo Tumulto, ad aver imprigionato la dea della Pace in una profonda caverna il cui ingresso è bloccato da enormi macigni e si accingono a maciullare le città greche in un mortaio.

Ma il mortaio non può peraltro essere utilizzato in quanto manca il pestello, cioè un uomo malvagio e capace di trascinare le città in una lotta fratricida.

Aristofane ci dice che un tempo uomini del genere in Grecia abbondavano e fa anche dei nomi:  Cleone l’ateniese e lo spartano Brasida, entrambi perà ormai morti.

Trigeo, saputo ciò, chiama a raccolta tutti i greci per liberare, tutti insieme, la dea Eirene dalla sua prigione.

Ma a questo punto si verificano una serie di equivoci che dimostreranno l’incapacità dei popoli della grecia di raggiungere la concordia per l’impresa; Solo i contadini si dimostreranno capaci di raggiungere la concordia necessarie per portare a termine l’impresa.

Finalmente i i macigni sono rimossi e la Pace può riemergere dalla sua prigione, con la gioia dei popoli ma con il dispiacere dei mestatori mercanti di armi. La dea nella sua liberazione porta in braccio il piccolo Pluto, simbolo dei beni che si possono trarre dalla natura ed è accompgnata da Opora, la stagione del raccolto, e da Teoria, la Festa.

Trigeo e Opora, a loro volta, manifestano l’intenzione di sposarsi scatenando un pandemonio gioioso.

Tutto si chiude con una festa nuziale durante il quale abbondano lazzi salaci, oscenità e piccanti allusioni.

Niente più vendita di armi, niente vestiti da guerrieri con elmo, non si mangerà più cacio e cipolle, e la vita non si consumerà più in terribili guerre..


Di”Ulisse, l’Ultima Odissea”, tratto dall’Odissea di Omero ed inscenato con la regia di Giuliano Peparini non conosco la trama


Buona visione e buon divertimento

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