Storia di Siracusa
Storia di Siracusa
Tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera, e liberamente rielaborato utilizzando altre fonti (mi riprometto di effettuare ricerche e man mano ingrandire le varie sezioni)
Fondazione
La fondazione di Siracusa viene storicamente fissata nel 734 o 733 a.C. ad opera di un gruppo di Corinzi guidati da Archia e dal poeta Eumelo di Corinto, che sbarcati nei pressi del fiume Anapo, si insediarono nell’isola di Ortigia.
Il luogo prescelto era certamente di grande importanza strategica: si trovava al centro del Mediterraneo, e presentava caratteristiche naturali invidiabili (risorse idriche abbondanti, un doppio porto sicuro, un territorio facilmente difendibile in un punto del mediterraneo facilmente raggiungibile per i viaggi commerciali)
Il nome della città probabilmente deriva dalla lingua sicula Syraco che vuol dire palude, per la presenza di paludi nell’attuale zona dei Pantanelli, da cui poi la parola greca Syracoùssai.
La zona però non era disabitata; si hanno infatti tracce di presenza autoctona nei pressi della città sin dal IV millennio a.C., con i villaggi preistorici di Stentinello, Ognina, Plemmirio, Matrensa, Cozzo Pantano e Thapsos, che già da allora avevano allacciato rapporti commerciali con il mondo Miceneo.
L’insediamento greco determina quindi la cacciata della popolazione indigena (i siculi) verso l’entroterra, scatenando nei primi periodi una serie di guerre vinte da Siracusa, che man mano rafforzarono il suo potere su territori sempre maggiori.
Siracusa greca (733-212 a.C.)
É in questo periodo che vengono edificati i templi più arcaici della Sicilia: il tempio di Zeus e il tempio di Apollo e la creazione delle necropoli arcaiche: la necropoli di Fusco e quella del Giardino di Spagna nei pressi dell’ospedale Umberto I.
Nascono anche le prime colonie di Siracusa da parte di corinzi giunti nei territori siciliani: Akrai (664) nei pressi di Pantalica, Casmene (643) avamposto militare sul monte Lauro e Camarina (598) la più lontana delle colonie che si rese indipendente dalla città-madre nel 553 a.C. grazie ad una ribellione sostenuta anche dai Siculi.
« Acre e Casmene furono fondate dai Siracusani: Acre settant’anni dopo Siracusa, Casmene vent’anni circa dopo Acre. Anche la colonizzazione più antica di Camarina si deve attribuire ai Siracusani, circa centotrentacinque anni dopo che si fondò Siracusa; ne furono nominati ecisti Dascone e Menecolo. » | |
(Tucidide, La guerra del Peloponneso, Libro VI 5) |
Nel 492 a.C. Ippocrate di Gela avvio’ una campagna di conquista della Sicilia e arrivò ad assediare Siracusa che però si salvò grazie all’intervento di Corinto e Corcira.
In un primo tempo la città di Siracusa era governata dai Gamoroi, discendenti dei primi coloni, proprietari terrieri e nobili. La classe oppressa invece era quella dei meno abbienti (Killichirioi) e dei discendenti dei Siculi, grecizzati dai nuovi conquistatori. A seguito di rivolte scoppiate in città, i Gamoroi, furono cacciati lasciando il potere in mano ai Killichirioi. Ma i Gamoroi in fuga verso Gela, trovarono il sostegno di Gelone, gia’ tiranno di Gela che partito con un esercito entrò a Siracusa nel 485 a.C. divenendo il primo tiranno della città.
Gelone: L’ascesa al potere
Gelone quindi consolido’ il suo potere lasciando il governo di Gela nelle mani del fratello Ierone e stringendo un’alleanza con Terone di Agrigento. Sorgono così, al di fuori delle mura, i quartieri di Tyche e Neapolis, e avviata una grande opera di monumentalizzazione della città. Vicino al teatro greco costruì il tempio di Demetra e Kore e il monumento-mausoleo di Gelone fece costruire per se stesso e per la propria moglie Damarete vicino all’Olimpeion, fuori delle mura cittadine: si trattava di una grande costruzione a nove torri, intercalate da una breve cortina muraria. Ma il provvedimento più interessante dal punto di vista urbanistico, fu di spostare l’agorà da Ortigia, ad Acradina nella zona tra piazzale Marconi e il Pantheon dei caduti.
Si sviluppa inoltre il Teatro Greco che iniziò ad attrarre anche una vivacissima attività culturale: ne è esempio la presenza di Eschilo, Arione di Metimma e Cinto di Chio che introdussero a Siracusa le recitazioni omeriche, il poeta Epicarmo, e persino la grande poetessa Saffo venuta in esilio da Mitilene.
In questo modo Gelone accresce la presenza greca in Sicilia espandendo i territori della città, allentando anche la pressione dei Siculi e dei Sicani ai confini della capitale greca. Nel 485 a.C. distrusse Camarina deportando i cittadini, stessa cosa fece nel 481 a.C. quando conquistò Megara Hyblaea. Anche da Gela spostò metà della popolazione in modo da accrescere la popolazione della città e rafforzare numericamente anche l’esercito e la marina.
« Per cominciare condusse a Siracusa tutti i cittadini di Camarina (di cui rase al suolo la rocca) e li rese cittadini; lo stesso fece con più di metà degli abitanti di Gela. Dei Megaresi di Sicilia, quando, assediati, vennero a patti, trasferì a Siracusa e rese cittadini i benestanti, quelli che avevano scatenato la guerra contro di lui e credevano per questo di fare una brutta fine; i popolani di Megara, invece, che non erano responsabili di questa guerra e che non si aspettavano di subire alcuna vendetta, li condusse pure a Siracusa, ma li vendette fuori della Sicilia. La stessa discriminazione applicò agli Euboici di Sicilia; agiva così nei confronti degli uni e degli altri, perché giudicava il popolino un coabitante assai molesto. » | |
(Erodoto, Storie, Libro VII 156) |
La Battaglia di Himera
Dopo le precedenti vittorie belliche a fianco di Terone, divenne inevitabile lo scontro con i Cartaginesi comandati da Amilcare e chiamati da Terillo di Himera. Grazie alla preparazione degli eserciti greci nel 480 a.C., Gelone e Terone riportarono una grande vittoria, che sancì il predominio greco sull’isola. I Cartaginesi infatti dovettero pagare un pesante indennizzo e – scrive Erodoto – nel trattato stipulato, Gelone inserì che essi dovevano rinunciare ai sacrifici umani e all’immolazione dei figli primogeniti nei tofet. In questo modo i Cartaginesi non tentarono più di conquistar terre in Sicilia per almeno settan’anni. In memoria della vittoria venne eretto il tempio di Athena a Siracusa e il tempio della Vittoria a Himera, e coniata una nuova moneta detta Demareteion, inoltre utilizzando manodopera cartaginese costruì anche l’importante acquedotto Galermi, che consentì a Siracusa un abbondante approvvigionamento di acqua.
La morte
Ma dopo le vittorie, il tiranno di Siracusa riunì il popolo pronunciando un discorso dove elencava le vittorie del suo governo e la grandezza raggiunta dalla città. Poi sorprendendo tutti, disse di rimettere il potere nelle mani del popolo, il quale con un’ovazione lo acclamò ancor auna volta sovrano di Siracusa. Poi anni dopo, per la sua morte Gelone ebbe enormi funerali e l’erezione di una statua e di un mausoleo che glorificava un tiranno entrato nel mito.
Ierone I (478-466 a.C.)
Alla morte di Gelone nel 478, succedette il fratello Ierone che lasciato il trono di Gela lo concesse al fratello Polizelo. Tuttavia proprio per ragioni dinastiche sorse una guerra tra i due fratelli che vide anche come protagonista la città di Sibari. I crotoniani infatti nel 477 a.C. attaccarono la città che chiese aiuto a Siracusa, Ierone quindi nella speranza di liberarsi del fratello Polizelo, lo convinse ad andare in soccorso della città. Purtroppo le fonti antiche su questo evento sono poco chiare, tanto da rendere dubbio l-effettivo intervento militare. Polizelo comunque, scoperto l’inganno decise di muovere guerra contro il fratello e solo con la mediazione del poeta Simonide lo scontro si risolse nel 476 a.C., con Polizelo che si rifugia presso il suocero Terone ad Agrigento.
Nel 474 a.C. Siracusa affronta gli Etruschi nelle acque di Cuma, per soccorrere i cumani in difficolta’. Grazie alla potente armata la città riporta una storica vittoria per il destino di Siracusa ma anche per quello della Magna Grecia; con questo successo infatti viene definitivamente arrestata l’avanzata degli etruschi nel mediterraneo in favoce dei Greci. Essi tenteranno successivamente di vendicarsi della sconfitta appoggiando Atene nel corso della Spedizione in Sicilia (415-413 a.C.). Nel 476 a.C., acquisito il controllo di Leontini Ierone deporta gli abitanti da Nasso e Catania ndo anche il nome di quest’ultima in Aitna facendola amministrare da suo figlio Dinomene.
Anche con Ierone la città conosce un importante sviluppo culturale che richiama l’attenzione di personalità come il poeta Simonide, Bacchilide, Epicarmo e Pindaro che esalteranno il reggente nelle loro composizioni. Eschilo scriverà anche la tragedia perduta Le etnee in onore della nuova città ricostruita dal tiranno che rappresentarà per la prima volta al teatro greco assieme a “I persiani”. Infine Pitagora da Reggio esegue sculture per il reggente.
Il periodo democratico (466-405 a.C.)
La fine della tirannia
Alla morte di Ierone vi succede il fratello Trasibulo (467 a.C.), che Diodoro Siculo definisce “violento e assassino”. Il suo regime sanguinario infatti avrà breve vita proprio per la cattiva gestione del potere. Dopo aver sconfitto Trasideo tiranno di Agrigento figlio di Terone (466 a.C.), una coalizione di insorti siracusani appoggiata da truppe di Akragas, Gela, Selinunte, Imera e persino da soldati siculi rovesciò il potere dispotico per instaurare una giovane democrazia protetta anche dall’introduzione del petalismo. Tuttavia secondo Aristotele la caduta di Trasibulo e quella di Trasideo, furono favorite soprattutto dalle lotte all’interno delle famiglie le quali decretarono la sparizione del regime tirannico dei Diomenidi a Siracusa8. La cacciata di Trasibulo da allora fu celebrata ogni anno a Siracusa con sacrifici animali a Zeus Eleutherios.
La riconquista siracusana della Sicilia
Le rivolte democratiche di Siracusa avranno eco in tutta la Sicilia. Nel 452 a.C. il re siculo Ducezio si mette a capo di un movimento di rivolta che libera dal giogo greco Etna, Mineo, Morgantina, Palikè ecc. Ma due anni dopo, una volta riorganizzato il potere centrale della città, Siracusa riprese militarmente il comando delle città “liberate”, proseguendo la sua politica espansionistica in Sicilia con interventi persino contro l’isola d’Elba e la Corsica. Tuttavia la città nodale è certamente Lentini, rivale storica tornata nuovamente sotto le mire siracusane. I vari tentativi di conquista costringono la città calcidese a rinnovare l’alleanza con Atene in funzione anti-siracusana in Sicilia e anti-spartana in Grecia (427 a.C.). Questa strategia politica che rientra nel vasto quadro di lotte scaturite dalla Guerra del Peloponneso, suggerisce ad Ermocrate la firma di un accordo di pace con Lentini e la presa di posizione durante il congresso di Gela del 424 a.C. per ribadire l’autonomia delle ex colonie greche di Sicilia dalla madrepatria: allontanando così il pericolo ateniese. Due anni dopo però a Lentini si riaccendono le lotte tra gli aristocratici legati a Siracusa, e i democratici legati ad Atene. Gli aristocratici così si rivolgono a Siracusa, che interviene immediatamente determinando la distruzione della città e facendone disperdere gli abitanti. I nobili verranno trasferiti a Siracusa ottenendo la cittadinanza, ma dopo alcuni anni non contenti del trattamento che riserva loro la nuova patria, fanno ritorno in città ed allearsi con i vecchi avversari politici, i democratici. All’orizzonte così si avvicina una nuova guerra per Siracusa, questa volta contro Atene.
La spedizione ateniese in Sicilia
Rispondendo positivamente alle richieste di aiuto di Segesta nella guerra contro Selinunte alleata di Siracusa, e dagli esuli di Leontini che chiedono di essere rimessi nella loro città ha inizio la spedizione ateniese in Sicilia. Nel 415 a.C. giunse in Sicilia una flotta di 250 navi e 25.000 uomini. Dopo un primo periodo di vittorie ateniesi la spedizione si trovò in difficoltà a causa della valorosa difesa approntata dal generale spartano Gilippo. Nel frattempo Ermocrate viene eletto Stratega, e successivamente (estate 414 a.C.) ne vengono rimossi due per sospetto tradimento e sostituiti con uomini di Diocle. Giunsero così nuovi aiuti nel 414 a.C. e nel 413 con un esercito guidato da Demostene, non riuscirono a piegare la coalizione in difesa di Siracusa. Gli Ateniesi così persero completamente la guerra subendo 7000 prigionieri rinchiusi nelle Latomie siracusane, dove la maggior parte di essi morì e l’ingiuria dei sopravvissuti che marchiati come cavalli vennero venduti come schiavi, i comandanti Demostene e Nicia furono invece giustiziati. La grande vittoria verrà onorata con importanti festeggiamenti annuali.
Terminata la guerra Diocle attuò una serie di riforme sul modello ateniese ed un codice di leggi, favorito in ciò dall’assenza di Ermocrate, impegnato al comando di una flotta in aiuto di Sparta: fu approvata una nuova costituzione e nuove forme di governo e l’amministrazione della giustizia attraverso tribunali regolari.
Gli scontri contro Cartagine
Nel 410 a.C. si riaccese il conflitto tra Selinunte e Segesta, quest’ultima attaccata nuovamente ottenne l’aiuto dei Cartaginesi comandati da Annibale Magone che distrusse completamente Selinunte. Annibale marciò poi verso Imera dove si scontrò con l’esercito siracusano comandato da Diocle. Dopo pesanti scontri i Siracusani si ritirarono a causa di un sospetto attacco contro la madrepatria che risulterà falso. Gli Imeresi rimasti ormai da soli furono costretti alla fuga, messi in salvo dalle navi siracusane verso Messina, ma la metà di essi perì con la conquista cartaginese. Annibale fece quindi ritorno in patria e sciolse il suo esercito.
Intanto Ermocrate, che era stato destituito dal comando della flotta dell’Egeo, con un piccolo esercito di profughi e mercenari e una flotta di cinque navi si insediò a capo di quel che rimaneva di Selinunte e attaccò le città cartaginesi di Mozia e Palermo ottenendo una serie di vittorie (408 a.C.). Subito dopo raccolse le spoglie dei caduti di Imera che Diocle aveva colpevolmente abbandonato, e provando a fare leva sulla pietà del popolo provò a rientrare in città senza successo. Siracusa in quel periodo era in pieno caos, la democrazia era fortemente indebolita e Diocle venne mandato in esilio per il suo comportamento contro i cartaginesi.
Nel 406 a.C. dopo le incursioni di Ermocrate i Cartaginesi decise di tentare la conquista dell’intera Sicilia, nonostante l’avvio di negoziati per evitare la guerra. Annibale Magone quindi ripartì, alla conquista delle città greche della costa meridionale siciliana con un esercito di Libi, Maurusi, Iberi, Fenici, Campani e Numidi.1.
Dopo aver vinto una piccola battaglia navale nei pressi di Erice, i siracusani intuirono l’intenzione di una vasta campagna punica nell’isola. Per questa ragione inviarono richieste d’aiuto alle città greche d’Italia ed a Sparta senza successo. Annibale quindi assediò Akragas, cui aveva chiesto di allearsi o restare neutrale. Ma gli Agrigentini respinsero l’attacco e lo stesso Annibale morì in un’epidemia di peste che divampò nell’accampamento cartaginese. Il vice di Annibale, Imilcone, riuscì a risollevare gli animi nell’accampamento cartaginese, ma dovette fronteggiare l’arrivo di 35.000 siracusani. Nella battaglia i Cartaginesi ebbero la peggio e persero 6.000 uomini. I generali agrigentini non sfruttarono però l’occasione per rompere l’assedio ed attaccare i Cartaginesi in ritirata. Poco dopo una flotta di Imilcone, riuscì ad ottenere una grande vittoria contro un convoglio di navi siracusane che portavano provviste ad Agrigento. I mercenari campani e gli alleati greci che difendevano Akragas, giudicando disperata la situazione, decisero allora di abbandonare la città e Akragas cadde nel dicembre del 406 a.C. dopo sette mesi di assedio.
Conquistata Akragas, Imilcone pose l’assedio a Gela. Gli abitanti di Gela resistettero fino all’arrivo di Dionisio I, nuovo tiranno di Siracusa, che era giunto in soccorso con un esercito di cira 30.000 fanti, accompagnato da una flotta di 50 navi. Dopo uno stallo di qualche settimana di fronte alle mura di Gela, Dionisio tentò un assalto di sorpresa all’accampamento punico, ma l’attacco venne respinto. Dionisio I, visto il fallimento della sua offensiva, decise di evacuare nottetempo tutta la popolazione di Gela e successivamente anche quella di Camarina, visto che non sarebbe riuscito a difendere nemmeno questa città. Imilcone poté quindi occupare le due città sulla strada di Siracusa senza colpo ferire.
Dionisio I
Nel 405 approfittando del caos generato dall’avanzata dei Cartaginesi, Dionisio I riesce a prendere il potere come tiranno, cancellando di fatto il governo democratico. Egli salì al potere in un momento difficile poiché dopo la conquista di Akragas, Imilcone pose l’assedio a Gela che pur col soccorso di 30.000 uomini da parte del nuovo tiranno e il fallimento dell’offensiva, optò per l’evacuazione della popolazione gelese e successivamente anche per quella di Camarina. In questo modo i Cartaginesi giunsero fin sotto le mura di Siracusa assediandola. Fu grazie ad un’epidemia che fece perdere a Imilcone la metà dei suoi uomini a costringerlo a offrire un trattato di pace nel 404 a.C. I Cartaginesi avrebbero conservato l’egemonia sui territori dei Sicani e degli Elimi; le città conquistate potevano essere ripopolate a patto di non erigere mura difensive e pagare un regolare tributo a Cartagine; Leontini, Messina e tutte le altre città siceliote e sicule rimanevano libere di reggersi con proprie leggi. Imilcone tornò trionfalmente in Africa e sciolse il suo esercito.
Dopo la partenza dei Cartaginesi Dionisio prova a recuperare le forze. Trasforma Ortigia in una fortezza, amplia la flotta navale riordinando gli arsenali e il porto piccolo “Lakkios”. Inoltre porta avanti la sua opera più grande, la costruzione a tempo di record (dal 402 a.C. al 397 a.C.) di un’ampia cinta muraria lunga 27 km, che cingeva tutta la città ricongiungendosi al Castello Eurialo.
Dopo il rafforzamento e l’ampliamento sul territorio della Sicilia orientale distruggendo Naxos, Catania e Leontinoi, i siracusani si prepararono nel 397 ad affrontare nuovamente i Cartaginesi.
Siracusa conquista e successivamente perde Mozia, mentre Imilcone sottomette Lipari e Messarion, giungendo a Siracusa e sottoponendola ad un duro assedio. Egli riesce anche a penetrare nei sobborghi di Acradina saccheggiando il santuario di Demetra e Kore. Ma grazie al dilagare di una pestilenza la supremazia cartaginese viene preclusa, Dionisio sconfigge Imilcone giungendo nel 392 ad un trattato di pace che gli permette un programma di espansione in Sicilia. Fonda così nuove città: Adrano, Tauromenio e Tindari, conquista Rhegion e fonda le colonie di Ancona (ove vanno a risiedere coloro che volevano un ritorno alla democrazia) e Adria, mentre a Lissa attacca l’Etruria e la Corsica.
Dionisio non è famoso solamente per le sue imprese belliche o le imponenti costruzioni, ma anche per l’interesse per le lettere, la filosofia e le arti; proprio sotto il regno di Dionisio, ospiterà il filosofo Senocrate, ma anche Platone il quale tornerà più volte a Siracusa.
« Gli fu chiesto anche in che modo Dionisio trattasse gli amici, e così rispose: «Li tratta come sacchi: li appende se son pieni, li butta se son vuoti». Ed ancora a chi gli rimproverava che da Dionisio aveva ricevuto danaro, mentre Platone aveva preso un libro, rispose: «Io ho bisogno di danaro, Platone di libri». » | |
(Diogene, Vita dei filosofi) |
Dionigi II e la repubblica di Timoleonte
A succedergli fu il figlio Dionisio II, che sotto la tutela dello zio Dione concluse una pace con i Cartaginesi, cercando di attenuare la pressione delle altre città ostili. A seguito di un dissidio tra Dionisio II e Dione, quest’ultimo nel 357, intenzionato a porre fine alla tirannide, si mette a capo di un piccolo esercito e si impadronisce del potere. Ma l’impopolarità delle sue azioni di governo decretano una rivolta cittadina e il suo assassinio nel 354 a.C.
Tornato al potere Dionigi II, Corinto inviò una spedizione guidata da Timoleonte il quale rovescia ancora una volta il potere della città instaurando una democrazia. Proprio per ripristinare un clima democratico Timoleonte condusse la demolizione dei palazzi fortificati dei tiranni siti nell’isola di Ortigia. Indebolita l’influenza di Siracusa per gli incessanti scontri interni di potere ed esterni con le forze nemiche, Timoleonte provò a riconfigurare la mappa politica della Sicilia. Dopo un importante successo nel 339 a.C. sui Cartaginesi presso il fiume Crimiso, svolge un’opera di pacificazione. Ma dopo la sua morte, le lotte tra oligarchie aristocratiche e difensori della democrazia, aprono la strada ad un altro tiranno, Agatocle, che nel 316 si impadronisce della città con un colpo di stato eliminando il consiglio supremo siracusano.
Agatocle
Agatocle, di indole guerriera, lasciò il fratello Antandro alla guida di Siracusa e riprese la guerra contro i Cartaginesi recandosi in Africa e attaccandoli sul loro territorio. Dopo con alterne sconfitte e vittorie ritornò a Siracusa ma, dopo poco tempo, iniziò un’altro scontro con il cartaginese Amilcare che, a sua volta, tentò di espugnare la città. Agatocle sconfisse e imprigionò Amilcare che poi fu decapitato.
Ierone II
Dopo la sua morte, avvenuta intorno al 287, e dopo un breve regno di Iceta, venne invocato l’aiuto di Pirro, re dell’Epiro, che venne in soccorso della città greca per salvarla dalle continue minacce Cartaginesi. Ma si affaccia sulla scena politica Ierone II, il quale, dopo essersi inizialmente alleato con i Cartaginesi per far fronte alla crescente minaccia dei Romani, stipula infine una pace separata con gli ultimi, determinando un cinquantennio di pace e prosperità. Egli favorisce il riordino legislativo proposto da Diocle, un nuovo ordinamento tributario la “lex Hieronica”, adottata successivamente anche dai Romani in Sicilia. Vengono apportati significativi interventi urbanistici: l’ampliamento del Teatro Greco e la costruzione di un immenso altare sacrificale, l’Ara di Ierone. Sono anche progettate e costruite diverse macchine belliche, grazie anche al genio inesauribile di Archimede. Il rifiorire delle arti e delle lettere con figure di spicco come Teocrito, rende Siracusa una delle più importanti capitali del mondo antico.
Geronimo
Alla morte di Ierone II succede il giovane Geronimo che erroneamente muta politica e rompe la pace con i Romani. Questa rottura determina l’assedio Romano posto dal console Marcello nel 212 a.C. alla città. La strenua difesa di Archimede e delle sue invenzioni non salva però la città dal tradimento di pochi cittadini, che permettono l’espugnazione della città due anni dopo, con il conseguente saccheggio e il drammatico epilogo dell’uccisione di Archimede.
Siracusa romana
Inizia così un lungo declino. Dietro un arrogante malgoverno e le sistematiche spoliazioni del patrimonio artistico da parte di Verre, Siracusa mantiene solo il titolo di capitale della provincia romana di Sicilia e sede del pretore. Fondamentale porto di scambi commerciali tra Oriente e Occidente, vede la venuta di S. Paolo e S. Marziano (primo vescovo di Siracusa), che soffermandosi in città per operare del proselitismo, radica la religione cristiana, facendo diventare la città il primo avamposto d’occidente.
Con l’epoca delle persecuzioni cristiane, sino all’editto di Costantino nel 313, vengono costruite imponenti catacombe, seconde solo a quelle di Roma. Le successive scorrerie barbare impoveriscono ulteriormente la città, sino al 535 quando entra a far parte con la conquista di Belisario dell’Impero d’Oriente, divenendo dal 663 al 668, residenza dell’Imperatore Costante II di Bisanzio, nonché metropoli di tutte le chiese della Sicilia.
Siracusa araba
Dall’827 inizia la conquista araba in Sicilia. Dopo l’invasione di Mazara, l’avanzata araba giunge a Siracusa nel 878, determinando un atroce assedio che si risolverà con la caduta e la razzia della città (per una descrizione storica dell’assedio: “Storia Civile del Regno Di Sicilia”, tomo V, libro VI, Giovanni Evangelista Di Blasi – 1815; Pag. 29-36) . Ridotta ormai alla sola Ortigia, con gli Arabi Siracusa diviene capoluogo del Val di Noto, cedendo definitivamente a Palermo il ruolo di capoluogo politico-amministrativo dell’isola.
Durante la dominazione, Siracusa conosce probabilmente la conversione del duomo in moschea, e la disposizione urbanistica di alcuni quartieri storici dell’isolotto, con un impianto tipicamente arabo. Tuttavia la città mantiene vivaci scambi commerciali, e una discreta attività artistica da parte di scrittori e artisti arabi che ne decantano la bellezza. Tra di essi si ricorda il poeta arabo-siracusano Ibn Hamdis.
Siracusa medievale
I bizantini
Solo nel 1038 il generale Bizantino Maniace riconquista la città, lasciando il segno della sua venuta con la costruzione dell’omonimo castello sulla punta di Ortigia (anche se la sua costruzione è posteriore, di epoca Sveva) e l’invio a Costantinopoli delle reliquie di S. Lucia.
I normanni
Nel 1086 inizia la dominazione normanna a Siracusa, divenuto caposaldo della cacciata araba dall’isola. La città diviene una roccaforte militare, grazie alla sua posizione strategica. La politica del re Ruggero I di Sicilia determina la costruzione di nuovi quartieri nell’isola e il rimaneggiamento della cattedrale, nonché il restauro di diverse chiese, seguendo una politica di rinascita cristiana.
Federico II
Dopo un breve periodo di dominio Genovese (1205-1220), che favorisce l’incremento del commercio, la città viene conquistata nel 1221 dall’imperatore svevo Federico II. Viene quindi rafforzata la sua posizione di bastione militare, si avvia la costruzione del Castello Maniace, nonché l’edificazione di diversi edifici: il primo impianto di palazzi storici come quello Vescovile e il palazzo Bellomo (attualmente sede museale).
Gli aragonesi
Dopo la morte di Federico II, segue il breve regno di Manfredi, fino al 1266, quando con la sconfitta di quest’ultimo a Benevento, la città passa con il resto della Sicilia a Carlo d’Angiò. Nel 1282, nel contesto della rivolta dei Vespri Siciliani, i Siracusani cacciano gli Angioini dalla città e si ereggono a libero comune eleggendo a propri governatori Luigi Callari e Calcerano Selvaggi. L’intervento di Pietro III d’Aragona pone l’inizio alla dominazione aragonese dell’isola. Sorgono svariati palazzi nobiliari con i nomi delle rispettabili famiglie: Abela, Chiaramonte, Nava, Montalto.
La città riacquista un po’ di lustro con l’istituzione, nel 1361, della Camera Reginale (una sorta di stato dentro lo stato) e la presenza della regina Costanza. L’atto costitutivo della Camera Reginale del 1361 ad opera di Federico III d’Aragona infatti rendeva Siracusa capitale di un dominio reginale, comprendente terre e città, che venivano assegnate in dote alla moglie Costanza del re aragonese, con diritto totale di amministrazione.
Ciò rese Siracusa particolarmente legata agli Aragonesi e successivamente al regno spagnolo; il forte interesse dei Catalani per il porto di Siracusa come punto di transito per il commercio verso il Levante, compreso quello degli schiavi, favorì la presenza di una comunità catalana molto ricca e potente per tutto il XV secolo che da una parte favorì sviluppo edilizio e ricchezza, dall’altra si dovette scontrare con le insofferenze di nobili e borghesi locali.
In questo quadro numerosi furono gli episodi e i tentativi di limitare lo strapotere catalano, anche con il supporto delle città di Taormina e Messina.
La regina in pratica
Tra spagnoli e asburgo
Gli avvenimenti successivi determinano un continuo passaggio di poteri e dominazioni: gli spagnoli, gli Asburgo, poi nuovamente gli spagnoli. In questi anni sono da annoverare i lavori di fortificazione e la definizione di città “Piazza d’armi” dal 1678; questa condizione peserà soprattutto sulla popolazione, gravata da pesanti tasse e servitù militari, determinando un ulteriore spopolamento urbano
Siracusa barocca
Il disastroso terremoto del 1693 segnerà la storia urbana di tutta l’area del Val di Noto, poiché proprio in questa fascia comprendente oltre a Siracusa anche le città di Noto, Avola, Ragusa, Modica, fino a Catania, il sisma porta ovunque morte e distruzione. La città rasa al suolo, si inizia l’opera di ricostruzione prendendo l’assetto urbanistico ed estetico barocco. Vengono ricostruiti molti palazzi nobiliari, la facciata del Duomo e ridefinita la forma dell’antistante piazza; si assiste alla rinascita delle chiese.
Nel 1700, alla morte di Carlo II, si comincia una guerra di successione che porta un ulteriore passaggio di poteri dagli spagnoli, ai Savoia, agli Austriaci sino ai Borbone di Napoli, che affossano ulteriormente l’economia della città mantenendo una gestione feudale e antimoderna. Nel perdurare di questo stato di cose, nel 1837 la diffusione del colera e le dicerie sulla sua presunta diffusione provocano una rivolta antigovernativa, decretando una pesante punizione alla città: lo spostamento del capoluogo a Noto. La perdita di questo privilegio acuisce le tensioni antiborboniche, determinando la partecipazione dei siracusani ai moti rivoluzionari del 1848.
Nel 1780 il vescovo Alagona inaugura il Museo del Seminario divenuto, nel 1808, Museo Civico presso l’Arcivescovado, nucleo fondante di quello che sarà il museo archeologico della città.
Nel luglio del 1837 scoppiò in città un’epidemia di colera. I magistrati e i funzionari cittadini abbandonarono nel panico la città che precipitò in uno stato di anarchia. La folla inferocita considerò l’epidemia come il risultato di un avvelenamento da parte di cittadini stranieri e scatenò una rivolta ed una vera e propria caccia all’untore. La rivolta culminò con l’arresto di Giuseppe Schwentzer, francese che si trovava in città per effettuare un’esibizione di cosmorama, la sua giovane moglie e molte altre persone innocenti. Schwentzer venne sottoposto ad un processo farsa in cui veniva accusato di aver sparso in città un potente veleno. Egli, nel disperato tentativo di non essere giustiziato, accusò di avvelenamento il cittadino tedesco Bainard, il quale però riusci a scampare alla morte, non trovandosi in quel momento a Siracusa. In seguito Schwentzer si assunse le sue responsabilità, pur essendo innocente, e fu condannato insieme ad altri capri espiatori per cospirazione contro la Stato. Il 18 agosto Schwentzer, sua moglie e altri innocenti per un totale di 14 persone furono prelevati dal carcere, condotti in Piazza Duomo e barbaramente assassinati dalla folla.
Siracusa post-unitaria
Solo con l’Unità d’Italia Siracusa riacquista il proprio ruolo di capoluogo, nel 1865. Ciò favorisce una progressiva spinta urbanistica con drastici interventi di zione del suo assetto. Dal 1870 vengono abbattute le mura che la cingono interamente e viene costruito il ponte che collega l’isola alla terraferma; l’anno successivo inizia la costruzione della ferrovia, con la stazione centrale situata a est della città e con una stazione marittima, che permette il facile scambio dei passeggeri con le linee di navigazione, allora importanti, del porto di Siracusa.
Nasce nel 1872 l’attuale piazza Archimede, a seguito di un intervento di sventramento, cui seguiranno altri, come quello del quartiere storico di Ortigia, la Sperduta e il taglio della via del Littorio, oggi Corso Matteotti, in epoca fascista.
Grazie al Decreto Regio del 17 giugno 1878 viene sancita la nascita del Museo Archeologico Nazionale di Siracusa, inaugurato nel 1886 presso la sede storica di piazza Duomo.
Epoca fascista
Negli anni del fascismo Siracusa conobbe un rinnovamento urbanistico, l’abbattimento di diversi edifici in Ortigia e la creazione della già citata via del Littorio. Inoltre grazie ai rinvenimenti di Paolo Orsi furono eseguiti gli scavi presso l’attuale Tempio di Apollo.
Durante la Seconda guerra mondiale la città subì diversi bombardamenti, ne sono testimonianza i diversi rifugi antiaerei recentemente aperti al pubblico. La città fu liberata dal regime fascista il 10 luglio del 1943 con l’Operazione Ladbroke condotta dalle armate anglo-americane sbarcate nelle spiagge del territorio siracusano.
Il 3 settembre presso le campagne di Cassibile fu firmato l’Armistizio con cui l’Italia cessava le ostilità contro le forze alleate.
Siracusa odierna
Nel dopoguerra il rapido processo di industrializzazione nell’area a nord della città, dalla periferia di Augusta alla zona di Targia, con l’apertura di stabilimenti chimici e grosse raffinerie di petrolio, induce un inatteso ma squilibrato sviluppo economico. La città aumenta la sua popolazione per immigrazione interna, espandendosi però in maniera disordinata a causa delle molteplici speculazioni edilizie.
Dal 29 agosto al 1º settembre 1953 il un’abitazione nel quartiere borgata avviene la lacrimazione di un quadretto della Madonna0. L’episodio si ripeterà più volte, attirando l’attenzione di giornalisti e fedeli. Per l’occasione il quadro verrà esposto in maniera temporanea in piazza Euripide, per poi venire spostato nel futuro Santuario della Madonna delle Lacrime progettato nel 1957 i cui lavori inizieranno nel 1966 per terminare nel 1994 attraverso l’inaugurazione del tempio avvenuta il 6 novembre 1994 alla presenza di Giovanni Paolo II1.
Negli anni sessanta e settanta, la città, anche grazie all’impegno dell’ex arbitro Concetto Lo Bello in giunta comunale, si dota di impianti sportivi all’avanguardia: il Campo scuola “Pippo Di Natale” e la Cittadella dello Sport, oggi a lui dedicata. Lo Bello pose inoltre le basi per il Palasport, e per la Palestra polivalente “Akradina”, il cui completamento è avvenuto solo di recente.
Nel 1979 la frazione di Priolo Gargallo si è distaccata divenendo comune a se stante.
Nel 1988 è stata inaugurata la nuova struttura del Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi presso la Villa Landolina. L’atteso ampliamento del secondo piano è stato inaugurato nel 2006.
Nella notte del 13 dicembre 1990 la città fu colpita da un violento terremoto che rese inagibili molte abitazioni e costrinse alla chiusura di parecchi monumenti e chiese della città. Il successivo stanziamento di fondi post-sisma ha permesso negli ultimi anni il recupero e la fruizione di molti immobili danneggiati.
Anni 2000
Dopo decenni di abbandono e il progressivo degrado del centro storico di Ortigia, è cominciata un’opera di recupero e restauro dell’isola. Di fondamentale importanza il progetto Urban di riqualificazione urbana con cui è stato parzialmente rilanciato il commercio e la vivibilità urbana dell’isola. Inoltre il progressivo smantellamento della vecchia cinta ferroviaria e il tentativo di rilancio e riconversione dell’economia siracusana, dall’industria chimica a quella turistica, ha modificato gli assetti economici della città.
Nel 2004 viene costruito il terzo ponte in Ortigia, detto di Santa Lucia, il quale modificherà il traffico in ingresso nell’isola.
Nel 2005 assieme al sito di Pantalica, Siracusa diviene ufficialmente patrimonio UNESCO. La cerimonia verrà eseguita alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi5. Nello stesso anno viene istituita l’Area naturale marina protetta del Plemmirio.
Nel 2008 viene aperta la pista ciclabile in sostituzione dell’antico tratto ferroviario da piazza Cappuccini alla Targia.
Dal 22 al 24 aprile 2009 Siracusa ha ospitato il G8 ambientale presso il Castello Maniace, per l’occasione interamente ristrutturato assieme a molte parti della città.