Storia di Pachino

Storia di Pachino

Pachino è situata nell’estremo sud est della Sicilia, a 51 chilometri da Siracusa.

L’origine del nome è alquanto incerta. Una delle teorie più accreditate fa risalire il nome al termine fenicio “pachum”, cioè “guardia” e quindi con riferimento alla funzione di segnalazione ai naviganti.

Esistono però altre teorie:

  • il Fazello ritiene che il nome derivi dal greco paxus, che significa “fertile”
  • Monsignor Sultano fa risalire il nome alle parole greche “Paxus Oinos”, che significa “terra abbondante di vino”;
  • il Figura, riferendosi all’isola di Capo Passero, lo fa derivare dal greco Paxeia Nesos, ovvero “isola dalla larga circonferenza”;
  • Un’altra versione è quella che fa risalire il nome ai termini greci « pachus thinnos», cioè “abbondanza di tonni”

Le testimonianze archeologiche sono tali da far ritenere che il Promontorium Pachyni fosse abitato già 10.000 anni fa.

Nella grotta Corruggi infatti sono stati rinvenuti raschiatoi, coltelli, lance, punteruoli, aghi e altri oggetti di uso quotidiano a testimonianza della presenza di un nucleo di genti del mesolitico.

Successivamente, intorno all’8000 a.C. si ebbe lo spostamento della popolazione in una grotta di maggiori dimensioni, la grotta di Calafarina che fu abitata ancora fino in epoca romana, come è testimoniato dal ritrovamento, nella grotta, oltre che degli usuali strumenti neolitici, anche di frammenti di ceramica greca e romana.

Comunque, nel periodo dell’età del bronzo e del ferro si ebbe il trasferimento delle popolazioni in una zona nei pressi denominata “Cugni di Calafarina” dove vennero costruiti veri e propri villaggi con una organizzazione tribale. Nello stesso sito sono presenti anche una necropoli ed un dolmen per il culto dei defunti ed un forno sotterraneo per la lavorazione dei metalli, ancora oggi visibile.

Intorno al 1000 a.C, sull’onda della loro migrazione verso il sud, si ebbe in Sicilia, e quindi anche nella zona di Pachino, l’arrivo dei Sicani.

Dal periodo ellenico la zona di Pachino non fu sede di un agglomerato urbano vero e proprio, ma probabilmente solo di isolate “fattorie”.

Fenici, Greci e Punici nei vari periodi si succedettero; anche le ricorrenti crisi militari che interessarono la vicina Siracusa lasciarono il segno. In epoche diverse il territorio ospitò infatti truppe ora puniche, ora Siracusane.

Anche durante l’occupazione romana il territorio pachinese fu sede di alterne vicende, ma comunque solo come centro di attività commerciale e militare e in assenza di una struttura definibile come urbana.

Dopo il periodo romanico possiamo distinguere un periodo bizantino durante il quale la zona dovette certamente ospitare una comunità cristiana abbastanza numerosa, come dimostrato dalla presenza di un cimitero paleocristiano nella zona di Portopalo.

Il territorio pachinese non restò immune alle vicende militari che coinvolsero la Sicilia in quei tormentati secoli, quindi vide in successione scorrerie piratesche, invasione dei Vandali e quindi cacciata dei Vandali, riconquista da parte dei Bizantini.

Si arriva all’anno 836 quando la zona venne occupata dagli arabi guidati dal ras Asad Ibn al Farat. Di questo periodo non restano vestigia vere e proprie, se non probabilmente i nomi di alcune zone, come quello della Marza, che significa “rada” o di Marzamemi il cui nome proviene da “ Mars al Hamem”, che significa rada delle tortore.

Dopo la cacciata degli Arabi dalla Sicilia nel 1061 ad opera di Guiscardo e Ruggero D’Altavila, la zona di Pachino venne concessa ai compagni d’arme di Ruggero.

Nel 1300 il feudo che insisteva nella zona dell’attuale Pachino venne affidato al Nobile Manfredi Alagona per poi passare nel 1931 a Gagliardetto del Mont Cloup.

Nel 1396 Mainitto Xurtino (o Sortino) divenne primo barone di Scibini.

Nel 1558 Ippolita Sortino sposò il principe di Giardinelli Don Francesco Starrabba. Il figlio Don Raffaele divenne poi il primo Starrabba barone di Scibini.

Giova ricordare che in realtà a quell’epoca il feudo era ancora poco popolato e costituito principalmente da gruppi di “fattorie” dove si allevava fondamentalmente bestiame; poca era l’estensione della terra realmente coltivata e l’economia era fondamentalmente rappresentata dal commercio di derivati del latte e di lana ovina. Non si poteva parlare di una vera e propria città.

La nascita di Pachino come città è da far risalire alla volontà di Gaetano Starrabba, principe di Scibini, di ottenere il titolo nobiliare di conte con i connessi benefici, quindi anche di avere un seggio al Parlamento Siciliano.

A tal fine chiese ed ottenne con il Regio Diploma del 21 luglio 1760 l’autorizzazione a fondare la città di Pachino.

Gaetano Starrabba, validamente aiutato dal fratello Vincenzo quindi si adoperò per il rilancio del territorio. L’autorizzazione alla fondazione della città prevedeva anche la possibilità di “importare” abitanti stranieri, tantè che una buona parte dei nuovi abitanti furono di nazionalità maltese.

La città venne quindi progettata con uno schema abbastanza classico per l’epoca, forse dal Geometra di Piazza Armerina Francesco Garrano: maglie ortogonali con una grande piazza al centro del paese su cui si affacciava la chiesa madre ed il palazzo baronale, quest’ultimo non più esistente.

Alla fondazione di Pachino seguì la nomina di Gaetano Starrabba a primo conte di Pachino con il conseguente diritto a sedere nel Parlamento Siciliano a Palermo

In realtà quindi la fondazione di Pachino avvenne per un vero e proprio progetto politico e non per lungimirante benevolenza.

Il fratello Vincenzo, che come già detto materialmente fu l’amministratore di Pachino alla sua fondazione, si fregiò del titolo di Marchese di Rudinì e fu però lui a dare un forte impulso allo sviluppo economico e sociale di quel territorio.

Personaggio particolarmente illustre di Pachino, che ebbe grandi meriti nello sviluppo della città, fu il Marchese Antonio Starrabba di Rudinì, vissuto tra il 1839 ed il 1908.

Ebbe una brillantissima carriera politica: a soli 25 anni fu sindaco di Palermo, a 27 anni divenne Prefetto di Palermo, a 29 anni prefetto di Napoli, a 30 anni, come capo del partito conservatore  divenne ministro degli interni nel governo Menabrea (1869), nel 1891 per 1 anno e poi negli anni 1896-98 fu Presidente del Consiglio.

Antonio di Rudinì oltre ad essere un politico di caratura nazionale era anche un accorto imprenditore e fondò la sua ricchezza su scelte sempre accorte che portarono ricchezza nel territorio.

Pare sia stato Antonio di Rudinì a riuscire a ripopolare i vitigni pachinesi dopo la loro completa distruzione ad opera della filossera, grazie alle sue ricerche, coronate dal successo, di un vitigno resistente importato dall’America.+

La famiglia Starrabba si estinse nel 1917 con la morte per suicidio dell’ultimo erede maschio, Carlo Emanuele

Da allora Pachino ha seguito fondamentalmente le sorti del resto della Sicilia.

L’economia pachinese oggi si bsa sull’agricoltura, sul turismo il commercio e il trerziario.

A proposito dell’agricoltura, non si può non ricordare il “pomodoro ciliegino, un pomodoro piccolo come una ciliegiia, ma assai dolce e gustoso e apprezzato praticamente in tutto il mondo e, purtroppo, con numerosi tentativi di imitazione.

Anche la produzione del vino è piuttosto importante.


Monumenti

  • Chiesa Madre SS. Crocifisso: edificata nel 1790 dal marchese Vincenzo Starrabba per la comunità cristiana, si presenta con una semplice struttura comprendente una sola navata con una cappella a destra dell’abside; vi si conservano i resti di Gaetano e Vincenzo Starrabba.
  • Torre Scibini: fatta costruire nel 1493 dal conte Antonio de Xurtino per rimediare alle scorrerie dei pirati saraceni
  • Tonnara di Marzamemi: risale al tempo della dominazione degli arabi in Sicilia; nel 1630, venne venduta dal proprietario al Principe di Villadorata
  • Palazzo e Chiesa della tonnara: edificati nel 1752
  • Palazzo Tasca: costruzione ottocentesca, che ospita un suggestivo cortile pavimentato con basole di pietra calcarea.

Zone archeologiche

  • Grotta Corruggi (paleolitico)
  • Fosse per la raccolta delle acque piovane (paleolitico)
  • Grotta del Fico (mesolitico)
  • Grotta Calafarina (neolitico)
  • Necropoli(tombe a forno), dolmen e forno (neolitico)
  • Basamenti di capanne (neolitico)
  • Tempio greco (basamento per le colonne) (III secolo)
  • Villaggio romano – III o IV secolo

FONTI:

Corrado Dipietro, “Pachino, tra passato e presente. In vista del futuro!” – Arti Grafiche Fratantonio, 2010

http://www.tuoblog.it/pachino/27074/L… no+%28+by+Rosario+Ardilio%29.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Pachino


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